E poi, ritornare.
In senso lato credo che il calcio sia davvero volano di aggregazione e socialità. E per calcio intendo quello locale, quello della partita alle 14.30 o alle 15, dei pranzi domenicali interrotti sul più bello, del ritrovo con gli amici di vecchia data al Felice Squitieri, dei padri che orgogliosamente portano i figli allo stadio sperando di tramandarne l'usanza. Sostenere la squadra del proprio paese è un'esperienza fantastica, per certi versi mistica: quei ragazzi rappresentano una comunità ricca di storia, tradizioni, usi e costumi. Ho visto anche nonni tifare a più non posso e spiegare ai nipotini che i nostri eroi sono quelli con la maglia granata. E come dimenticare l'immancabile uomo con la radiolina, a cui si chiedono gli aggiornamenti sui risultati di serie A. Uno scenario davvero emozionante, che solo chi ha vissuto quei momenti può confermare. La tv, l'asettico sostenimento dal divano, non potrà mai essere paragonato al tifo allo stadio: il fiato trattenuto al momento di un rigore, la gioia emozionante per un goal, gli ombrelli aperti in caso di pioggia e condivisi con altre persone per non ostacolare la vista di quelli dietro. Ed ancora: il caffè borghetti smezzato, l'odore acre di fumogeni misti a sigarette e sigari, l'intervallo in cui tutti ci trasformiamo in commissari tecnici ad honoris causa. Le bandiere che sventolano, i cori, il tamburo. È questo ciò che manca al cittadino sarnese in termini calcistici: il poter sognare, il poter riporre le proprie speranze su una squadra (ed una società) ambiziosa, che mira a categorie superiori e non a sopravvivere nel limbo degli amatori. Ovviamente, ma è una verità lapalissiana, sarà il campo il giudice supremo: ma già il poterlo sognare, ponendo le basi sulle promesse del Presidente Pappacena, sugli acquisti del direttore sportivo Picarone e sul lavoro dell'allenatore Carmine Turco, fa ben sperare.
E poi, ritornare.
Ritornare ad essere una piazza calda come in passato, che ha visto calciatori di talento assoluto, giocate funamboliche ed allenatori che hanno scritto pagine importanti di questo meraviglioso sport. Ritornare ad essere competitivi, ad incutere timore agonistico agli avversari. Ritornare a quegli attimi in cui ci si incammina tutti verso lo stadio, come in una sorta di pellegrinaggio religioso.
Ritornare a gioire per un goal, ad arrabbiarsi per un'occasione sprecata. Ritornare ad essere comunità e collettività, anche se si tratta solo di calcio. Lunga vita alla Sarnese e al riaccendersi della fiamma della passione e dell’entusiasmo.
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